Nel 1843 Hans Christian Andersen scrisse “Il brutto anatroccolo”, il cui chiaro messaggio era dimostrare come essere diversi è un dono e non una condanna. Successivamente nel 1996 Fabrizio de André ammoniva che “recitando un rosario di ambizioni meschine, di millenarie paure, di inesauribili astuzie, coltivando tranquilla l'orribile varietà delle proprie superbie, la maggioranza sta, come una malattia, come una sfortuna, come un'anestesia, come un'abitudine”. Condannando in questo modo le maggioranze che, forti del proprio numero, si arrogano il diritto di vessare le minoranze.
Parole al vento.
Anni di ambizioni meschine e incultura razzista, sfruttando millenarie paure, hanno convinto la maggioranza che il diverso va escluso, emarginato, umiliato. In particolare la propaganda sionista sta ingannando da anni il mondo intero, facendo credere che o si è evoluti, progrediti, buoni e quindi “Occidentali” o si è terroristi, inumani, sottosviluppati e quindi “Arabi”.
Ma come si può essere “Occidentali”? Soprattutto oggi quando essere “occidentalizzati” vuol dire essere omologati nei gusti, nei pensieri, nei comportamenti. Soprattutto noi che fin da piccoli siamo stati forzati a credere che l'unico modello di vita giusto sia quello occidentale. Dove è andato a finire il senso critico, qualità che da sempre ha distinto gli esseri umani dalle bestie? Con la loro propaganda ci vogliono ridurre a bestie ed è nostro dovere resistere. I popoli che resistono, che non si lasciano convincere, vengono colonizzati, da sempre, e costretti ad obbedire con la guerra. Guerra verso chi resiste, verso i “diversi”, gli “stranieri”, gli ”altri”, in questo caso i “Palestinesi”.
Io mi sento semplicemente un essere umano unico e non occidentalizzato, ma voglio comunque accettare le loro stupide regole del gioco e credere che esista veramente questa falsa dicotomia fra “Occidentale” e “Arabo”: bene, mi è rimasto abbastanza cervello per capire chi veramente sia disumano, chi sia il vero terrorista, colui che semina il terrore e la paura del “diverso”.
Essere “diverso” equivale ad essere resistente, non omologato, essere se stesso e quindi libero. Come possiamo ancora credere a chi da anni sta cercando di convincerci che essere liberi faccia paura?
Nonostante i divieti, le restrizioni, i muri, le prigioni, i “diversi” sono esseri liberi perché hanno deciso di resistere e di non farsi omologare. Per questo fanno tanta paura: in questo mondo globalizzato, la sola esistenza dei “diversi” è sufficiente a sconvolgere l'operato delle istituzioni omologatrici, a scuotere le fondamenta di qualsiasi governo così come la coscienza di qualsiasi persona intellettualmente onesta. E per questo i "diversi" vanno sconfitti, battuti, colonizzati.
“Diversi” sono stati e sono tuttora gli indigeni in Brasile, gli indiani negli Stati Uniti, gli Inca, i Maya, gli Aztechi, i campesinos zapatisti nel Continente Latinoamericano, gli appartenenti al MTST che stanno in questi giorni resistendo in Brasile o chi oggi sta protestando in Turchia, gli omosessuali, le lesbiche, i senzatetto, i “matti”, i “geni”. “Diversi” sono tutti gli esseri umani che, andando sempre “in direzione ostinata e contraria”, hanno ancora voglia, forza ed energie per resistere ad un potere omologante e per questo disumanizzante.
C'è ovviamente una sovrabbondanza di “diversi” in questa Striscia di terra martoriata dove tutti sembrano chiederci: «Come è possibile che voi “occidentalizzati” non capiate e non facciate niente per fermare questo massacro?» In effetti si tratterebbe solo di capire i loro sguardi e la semplicità della loro richiesta di vivere liberi e in pace. Capire il mare di sangue versato, il fiume ininterrotto di morti che ha segnato la storia di questa terra. Capire la loro incrollabile speranza in un futuro di pace, capire il silenzio dignitoso o il grido di dolore di chi per anni ha chiesto rispetto, giustizia e libertà. Capire la rabbia repressa di chi alla fine non riesce più neanche a sperare. Chi oggi non prova a capire e rimane in silenzio o anche soltanto imparziale è comunque complice di tutta questa sofferenza.
Essere “diversi” è resistere, è pensare, e per questo è affascinante ma è allo stesso tempo doloroso perché troppo spesso i “diversi” sono incompresi, isolati, dimenticati e non è facile vivere da soli. So che è difficile e faticoso da accettare ed è molto più semplice smettere di pensare ed obbedire alla maggioranza, ma, ci piaccia oppure no, in fondo siamo tutti “diversi”.
Per quanto mi riguarda poi le maggioranze mi hanno sempre fatto paura, io sono diverso e in quanto diverso mi sento unico e felice. Io starò sempre dalla parte delle minoranze, dalla parte dei “diversi”, dalla parte di chi ancora pensa con la propria testa, dalla parte degli “uomini liberi”.
In 1843 Hans Christian Andersen wrote “The ugly duckling”. Its message states that being different is a boon, rather than spelling doom. In relation in 1996, Fabrizio de André warned that "reciting a rosary of petty ambitions, of millennial fears, of endless tricks, cultivating quietly the horrible variety of their own arrogance, the majority stays, as a disease, as a misfortune, as an anesthesia, as a habit". With his words he condemned majorities which arrogantly bestow upon themselves the right to harass minorities from time immemorial thanks to the power of their number.
Yet all words are eventually lost in the wind.
Years of petty ambitions and racist ignorance, using millennial fears, they have convinced the majority that the different, or those simply termed as the “other” should be excluded, marginalized, humiliated. In particular zionist propaganda is cheating the whole world for years, affirming that if you have evolved, if you are advanced and good, you are "Western" otherwise you are terrorists, inhuman, underdeveloped, "Arab" or something considered equally degraded.
But how can we be "Western"? Especially today when being "Westernized" means to be conformed in tastes, ideas, habits. Especially us, who since our childhood have been forced to believe that the only right way of life is a Western one. Where is the critical sense? That quality that has always distinguished humans from other animals. In this way propaganda reduces us to beasts, it is most certainly our duty to resist.
People resisting who are not conformed are colonized as always and forced to obey. This war against those in opposition to oppression. This war against those that are "different", in this case against I speak of the situation in Palestine.
I feel I am a human, not just a Western human being. But even if I play this game and accept the Western-Arab false dichotomy they present, I still have enough intelligence to figure out who is really inhuman, who is the real terrorist and who is spreading the terror and fear of the “other”.
Being an "other" is equivalent to being resistant, not homologated, being yourself and therefore what is loosely termed as free, depending on how much you have to sacrifice for it.
How can we still believe in those who have been trying to convince us for years that we have to fear in order to be free?
Despite prohibitions, restrictions, walls, prisons, the "others" are free beings because they decided to resist and not to conform.
In this globalized world we have become frightened, the very existence of what is not known is enough to disrupt the workings of institutions pushing to stay in the box. A persuasive system is place in order to shake the foundations of any government as well as the consciousness of any intellectually honest person, and for the same reason they have to be defeated, beaten, colonized.
Indigenous people in Brazil, United States, the Incas, Mayans, Aztecs, Zapatistas in the Latin America...they still remain in some fashion. Members of the MTST who are resisting currently in Brazil, or people who are protesting today in Turkey. People with homosexual orientation such as lesbians, the homeless, the "crazy" people have found a way to make their voice heard; but will it be enough to unshackle them?
"Others" are all human beings who go obstinately in a contrary direction, they still have the will power, strength and energy to resist a dehumanizing power.
There is obviously an overabundance of marginalized people in this sorrowful Strip, where many seem to ask us: "How is it possible that you Westerners do not understand and do nothing to stop this massacre?"
It true, it only takes a moment to pick up to some degree their struggle that has been unjustly forced upon them. Additionally the simplicity of their request to live freely and in peace is stiflingly muted.
To understand the sea of blood that has been created here, to fathom the stream of dead that has scarred the history of this land...
To comprehend their abiding hope for a peaceful future, their respectable silence or in contrast their cries of pain only takes one to be human also. From one who has borne many years ago, still demanding minimal respect, justice and freedom to those just born that are innocent in every regard the situation here is obviously wrong.
Understanding the suppressed anger of one who is finally no longer able even to hope, who today does not try to understand and remains silent or even impartial, is still an accomplice in all this suffering.
Being an other is to resist, to think, and for this reason it is fascinating but at the same time painful because too often we are misunderstood, isolated, forgotten and it is not easy to live alone.
I know it's difficult and hard to accept. It's much easier to stop thinking and comply with the majority's orders, but, whether you like it or not, eventually we are all the other in some way.
Majorities have always frustrated me. I am different and this makes me feel unique and happy. I'll be always on the side of minorities, on the side of the "other", on the side of those who still think for themselves and who err only because they yearn for freedom.
En 1843 Hans Christian Andersen escribió “El patito feo”, cuyo mensaje era claramente demostrar como ser diferente es un don y no una condena. Más tarde, en 1996, Fabrizio de André amonestó que "rezando un rosario de ambiciones mezquinas, de miedos milenarios, de inagotables artificios, cultivando tranquilamente la horrible variedad de su propia arrogancia, la mayoría está, como una enfermedad, como una desgracia, como una anestesia , como una costumbre". Condenando de esta forma a las mayorías que, gracias a su propio número, se arrogan el derecho de acosar a las minorías.
Palabras al aire.
Años de ambiciones mezquinas e incultura racista, aprovechando miedos milenarios, han convencido la mayoría que el otro debe ser excluido, marginado, humillado. En particular, la propaganda sionista está engañando a todo el mundo durante años, intentando convencernos que o estamos evolucionados, avanzados, buenos y por eso "Occidentales" o estamos terroristas, inhumanos, subdesarrollados y por eso "Arabes".
Pero ¿cómo podemos ser "Occidentales"? Especialmente hoy, cuando ser "occidentalizado" quiere decir ser homologado en los gustos, en los pensamientos y en los comportamientos. Especialmente nosotros que desde la infancia nos vimos obligados a creer que la única forma de vida justa es sólo la de Occidente. ¿Adónde se fue el sentido crítico? Una cualidad que siempre ha distinguido a los humanos de los animales. Con su propaganda nos quieren reducir cómo bestias y es nuestro deber resistir. Los pueblos que resisten, que no están convencidos, son colonizados, desde siempre, y obligados a obedecer por la guerra. Guerra hacia los que resisten, hacia el "diferente", el "extraño", el "otro", en este caso el "Palestino".
Yo sólo creo ser un ser humano único y no occidentalizado, pero quiero igualmente aceptar sus estúpidas reglas del juego, y creer que exista esta falsa dicotomía entre "Occidental" y "Arabe": bueno, me quedé con suficiente cerebro para averiguar quién es realmente inhumano, quién es el verdadero terrorista, él que siembra el terror y el miedo al "otro".
Ser "otro" equivale a ser resistente, no homologado, ser tu mismo y por lo tanto libre.
¿Cómo podemos seguir creyendo a los que desde años pretenden convencernos que ser libres da miedo?
A pesar de las prohibiciones, las restricciones, los muros, las prisiones, los "otros" son seres libres porque decidieron resistir y no ser homologado. Por eso asustan: en este mundo globalizado, la mera existencia de los "otros" es suficiente para perturbar el trabajo de las instituciones que homologan, para sacudir los cimientos de cualquier gobierno y despertar la conciencia de cualquier persona intelectualmente honesta. Y por eso los "otros" tienen que ser vencidos, derrotados, colonizados.
“Otros” han sido y siguen siendo los pueblos indígenas de Brasil, los indígenas en las América, los Incas, los Mayas, los Aztecas, los campesinos zapatistas, los miembros del MTST que resisten estos días en Brasil o los que protestan hoy en Turquía, los homosexuales, las lesbianas, las personas sin hogar, los "locos", los "genios". "Otros" son todos los seres humanos que, yendo siempre "en dirección obstinada y contraria", aún tienen el deseo, la fuerza y la energía para resistir un poder que homologa y que por eso deshumaniza.
Evidentemente hay un exceso de “otros” en esta Franja de tierra castigada donde todos parecen preguntarnos: "¿Cómo es que ustedes los "occidentalizados" no entienden y no hacen nada para detener esta masacre?" De hecho, sólo sería suficiente entender sus miradas y la sencillez de su ruego para vivir libres y en paz. Entender el mar de sangre derramado, el flujo constante de muertos que ha marcado la historia de esta tierra. Comprender su firme esperanza de un futuro de paz, entender el silencio digno o el grito de dolor de los que durante años han pedido respeto, justicia y libertad. Comprender la ira reprimida de los que finalmente no son capaz ni siquiera de esperar. Quien hoy no trata de entender y permanece en silencio o incluso imparcial sigue cómplice de todo este sufrimiento.
Ser “otros” es resistir, es pensar y por eso es encantador pero al mismo tiempo es doloroso porque muy a menudo los “otros” son incomprendidos, aislados, olvidados y no es fácil vivir solos.
Sé que es muy difícil y agotador aceptarlo y es mucho más simple dejar de pensar y obedecer a la mayoría, pero nos guste o no en el fondo todos somos "otros".
La mayoría siempre me ha asustado, yo soy diferente y como “otro” me siento único y feliz. Yo siempre estaré a lado de las minorías, a lado de los "otros", a lado de todos los que siguen pensando, a lado de los "hombres libres".