28/05/13

A Paolo Barnard



Caro Paolo,
ho letto molte volte “Vittorio Arrigoni, l’ISM, e la mia vergogna” e mi sono commosso. Ma ti confesso che fin dalla prima lettura c'era qualcosa che non capivo nel tuo articolo. Adesso ho finalmente capito di non aver capito niente, perchè dentro di me continuavo a chiedermi: “ma perchè vuole morire?” che in sostanza è ciò che hai cercato di spiegare con le tue parole. Visto che ti ho sempre seguito e letto con ammirazione, sei forse l'unico giornalista italiano che non ha mai avuto paura a prendere posizione e dire ciò che pensa senza preoccuparti se fosse conveniente o politicamente corretto, mi dispiace di non averti capito proprio su un argomento che mi sta molto a cuore, la “Questione Palestinese” (come la definiva Edward W. Said)
Sinceramente Paolo, perchè vuoi essere ucciso per la tua lotta?  Credi davvero che Vik, Rachel, Tristan o Peppino volessero morire per le loro idee? Io credo di no! Io credo che vorrebbero essere ancora tutti in vita per continuare a lottare, per continuare a fare quello in cui credevano, proprio come stai facendo tu, adesso. Certo, erano pronti a morire, come tutti, chi non lo è? In sostanza tutti prima o poi moriremo, ma l'importante è come abbiamo vissuto. L'Italia, anzi, il mondo intero non ha più bisogno di martiri o di eroi ma di gente con una grande voglia di vivere e di lottare contro ogni forma di sopruso, economico, sociale o fisico che sia. Tu, che con una onesta vita di studio, di lavoro e di sacrificio hai raggiunto una certa notorietà, puoi e devi fare ancora molto. Sei la parte sana di una società malata, resa incapace di ragionare da un sistema globalizzante che tenta di uniformare ogni singolo individuo, potenzialmente una risorsa per lo sviluppo del genere umano, in un consumatore non pensante.
Caro Paolo, qua in Palestina, dove con i miei compagni ancora “difendiamo le vittime dell’ultimo genocidio della modernità, perpetrato dai nazisti d’Israele” io ho imparato a resistere, a non scoraggiarmi mai, a continuare a lottare, sempre, anche quando tutto sembra perduto.
Ti prego, Paolo, non arrenderti. Continua a lottare più a lungo che puoi, perchè la tua morte forse darebbe qualche mese di visibilità alle tue idee, ma nello stesso tempo la macchina schiacciasassi del sistema continuerà la sua folle, lenta e inesorabile corsa. Abbiamo veramente bisogno della morte prematura di un'altra mente libera?
Un abbraccio resistente
Pito
p.s. Se vuoi venire in Palestina a celebrare non il nostro, ma l'immenso coraggio dei Palestinesi, sappi che sei il benvenuto, sempre. Io e i miei compagni ti aspettiamo a braccia aperte.




Dear Paolo,
I have read  “Vittorio Arrigoni, l’ISM, e la mia vergogna" many times, I was moved by your thoughts in this. 
Yet even to this day there's something I don't understand about it, and in fact the more I have analyzed it the less sure I am of anything concerning this article. This has amounted to me continually wondering why you really want to die.
In essence you attempted to articulate your stance and since I follow your work closely this topic compounded my interest.
In fact at this point you are the sole Italian journalist I follow, for you are undaunted by pressure put on you by those that claim your honesty to be devoid of political correctness.
Yet I remain confused about desiring a symbolic death. Why does anyone wish to die in order to prove a point?  Do you really believe Vik, Rachel, Tristan or Peppino wanted to die for their ideas?
I am not sure that this is so.
I'm inclined to say that they would still choose to live, despite all the injustices that exist.
If they would have been given the chance I envision them continuing to fight for what they believe in, just as you're doing now. Perhaps they were ready to die if absolutely necessary; who is not ready once immediate and dire circumstances are realized? Sooner or later of course we all meet our end, and as it's almost universally acknowledged the way we live is what counts.
However I believe the world does not need anymore martyrs...or perhaps even heroes. We need those who yearn to live justly, those who resist economic, social or physical abuse simply because they're self realized individuals. If that's what is called a hero, that's what is required. 
You have achieved a certain level of notoriety thanks to your candidness, your sacrifices and now I implore you to do even more. You are the healthy part of a sick society that is incapable of effective reasoning on a large and relevant scale. This system attempts to commodify people world wide, for this reason it is folly.
Paolo, I'm in Gaza now, as you write, “to defend Palestinian against the furthering of ethnic cleansing perpetrated by Zionist Israel”. From Palestinians I learned to resist, to never be discouraged, to continue to fight...always, even when all seems lost. 
Therefore I wish to remind you of the same, don't give up. Continue the struggle that is called life. Perhaps your end would indeed allow for a few months of visibility to a valid ideology, but the preexisting structure  will continue to move forward, to steamroll over logic as madness often does, slowly and inexorably. Do we need another premature death from a relevant mind?
A resistor hug
Pito
p.s. If you wish to come to Palestine and celebrate the immense courage of the Palestinians, additionally to collaborate with all that share your desire for justice, you are more than welcome. My comrades and I would look forward to that greeting. 




Querido Paolo,

he leido muchas veces “Vittorio Arrigoni, l’ISM, e la mia vergogna” y me emocioné. Pero te confieso que desde la primera lectura había algo en tu artículo que no entendía. Ahora por fin he entendido que no he comprendido nada, porqué seguía preguntandome: “¿pero porqué quiere que lo maten?” que es precisamente lo que has intentado esplicar con tus palabras. Dado que siempre te he seguido y leido con ádmiración, creo que eres el único periodista italiano que nunca ha tenido miedo en tomar una posición clara y en decir lo que piensa sin preocuparte que fuese conveniente o políticamente correcto, lo siento de no haberte entendido justo en uno de los temas que más me interesan, la “Cuestion Palestina” (según la definición de Edward W. Said)
¿Sinceramente Paolo, porqué quieres que te maten por tu lucha? ¿Creés realmente que Vik, Rachel, Tristan o Peppino quisieran morir por sus ideales? ¡Yo creo que no! Yo creo que querrían estar todos vivos para seguir adelante en sus luchas, para seguir haciendo lo que creían justo hacer, al igual de lo que estás haciendo tu ahora mismo. 
Claro, estaban listos para morirse, como todos los demás ¿quien no lo está? Básicamente todos tarde o temprano llegaremos hasta el final de nuestras vidas, pero lo importante es como nos hemos portado en vida.
El Italia o mejor dicho todo el mundo no necesita más mártires o héroes sino de gente con una grande gana de vivir y de luchar contra cada forma de abuso, económico, social o físico que sea.
Tú, que gracias a una vida honesta de estudio, trabajo y sacrificio has logrado una cierta notoriedad, tú puedes y debes hacer mucho más todavia. Tu eres la parte sana de una sociedad enferma, incapaz de razonar por culpa de un sistema globalizador que intenta estandarizar cada individuo, potencialmente un recurso para el desarrollo de la raza humana, en un consumidor irracional.
Querido Paolo, aquí en Palestina, donde con mis compañeros todavía "defendemos a las víctimas del último genocidio de la modernidad, perpetrado por los nazis de Israel" yo he aprendido a resistir, a no desanimarme nunca, a seguir luchando, siempre, incluso cuando todo parece perdido.
Por favor, Paolo, no te rindas. Sigue luchando más tiempo que puedas, porque tu muerte quizás dé algunos meses de visibilidad a tus ideas, pero al mismo tiempo, la máquina aplanadora del sistema seguirá su loca, lenta e inexorable carrera. Realmente necesitamos la muerte prematura de otro libre pensador?
Un abrazo resistente
Pito
p.s. Si quieres venir a Palestina para celebrar no la nuestra, sino la inmensa valentía de los Palestinos, sepas que estás bienvenido, siempre. Mis compañeros y yo te esperamos.


2 commenti:

  1. Barnard è una persona che non riesco ad inquadrare molto. E' grazie al suo libro "perchè ci odiano" che ho cominciato ad interessarmi al medio oriente in generale e alla Palestina in particolare.
    Alla fine sono finito come te a far parte dell'ISM in Palestina. Anche io lo seguo molto, però il suo pessimismo portato all'eccesso mi butta parecchio giù e penso non giovi a nessuno, soprattutto a noi attivisti. E' sufficiente vedere il suo video-commento nel sito www.restiamoumani.com

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  2. Ciao SST,
    questo è il link diretto al video-commento a cui fai riferimento:
    http://www.restiamoumani.com/commentary/

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