“Tertium non datur”. Nutro da tempo profonda antipatia per questo proverbio latino espressione di una logica binaria ingannevole e assolutista. Per me esiste sempre una terza via, una terza o quarta soluzione, cento o mille diverse possibilità. E mentre batto queste parole sui tasti del mio pc sorrido, pensando che invece, proprio io, molto spesso sono accusato di vedere o tutto bianco o tutto nero!
“Ce l'hai forse con me, testone?” mi chiede risentita la mia Stellina.
“No, no, non preoccuparti...” cerco di rassicurarla io, urlando come uno scemo dalla finestra, pensando che è meglio non farla arrabbiare, visto che mi deve proteggere. Specialmente nei prossimi mesi che la tensione a Gaza sta salendo perché un nuovo attacco della macchina da guerra colonizzatrice sembra sempre più vicino.
In realtà penso anche che abbia ragione.
Penso a quante volte mi sono costruito da solo barriere mentali che mi costringevano a guardare in una sola direzione, davanti a me, facendomi vedere solo due possibili strade, quando invece sarebbe bastato voltare la testa a destra o a sinistra o indietro o in alto o in basso per realizzare che esistono non due ma mille strade, una migliore dell'altra. E la fatica che ho fatto ogni volta per abbattere queste barriere, alcune delle quali sono ancora li, nella mia mente, così alte e solide da sembrare indistruttibili.
Il problema è che molto spesso si ha paura di volare, si ha paura di scegliere, e allora preferiamo lamentarci convincendoci che non abbiamo scelta e compatendoci per la situazione che viviamo, come se non fossimo stati noi stessi a costringerci a percorrere una via piuttosto che un'altra.
Ero ancora assorto nei miei pensieri quando la mia Stellina inizia a raccontarmi la storia de “Gli uccellini prigionieri”
«C'era una volta un uomo cattivo che catturò una coppia di uccellini e li rinchiuse prigionieri in una gabbia.
I due uccellini erano molto tristi perché l'uomo cattivo oltre a tenerli chiusi in gabbia, li torturava razionando loro il cibo, l'acqua e perfino le medicine quando gli uccellini erano malati.
Nonostante questa vita infernale i due uccellini iniziarono a riprodursi e anno dopo anno il numero degli uccellini dentro la gabbia cresceva sempre di più. Le nuove generazioni nate in gabbia ormai credevano che il loro mondo fosse davvero limitato alla piccola gabbia dove erano rinchiusi da sempre. Avevano anche perso l'abitudine a volare tanto da non essere più sicuri di riuscire ancora ad usare le loro ali.
Un giorno l'uomo cattivo coprì con un panno la gabbia, comprò una gabbia più grande, tornò a casa, prese la gabbia piccola con gli uccellini ancora dentro, la mise dentro la nuova gabbia più grande, chiuse a chiave le due gabbie e finalmente tolse il panno che copriva la gabbia piccola.
Gli uccellini delle nuove generazioni, nati in gabbia, non si accorsero di cosa era successo, per loro non era cambiato niente, ma la coppia di uccellini che per prima era stata catturata si accorse che c'era qualcosa di diverso, nuove sbarre, nuovi limiti, nuovi ostacoli alla propria libertà.
Intanto l'uomo cattivo si prendeva gioco dei poveri uccellini chiedendo loro: “Volete che apra la porta della vostra gabbia? Si o no? Siete sicuri? Ma se non siete neanche più in grado di volare, dove credete di poter andare?”
Gli uccellini allora iniziarono a discutere su come rispondere alla domanda. Molte erano le opinioni: chi diceva che la gabbia era il suo mondo e lì doveva vivere, chi era convinto che avrebbero vissuto meglio fuori dalla gabbia, chi affermava che sarebbe stato sufficiente uccidere l'uomo cattivo per essere finalmente liberi e poter decidere da soli cosa fare e dove vivere, chi invece pensava che sarebbe stato più saggio accordarsi con l'uomo cattivo in modo che almeno concedesse loro qualche ora di libertà al giorno. Tutti parlavano concentrati sul problema se farsi o no aprire la porta della gabbia e nessuno ascoltava più la coppia di uccellini anziani che raccontava che un tempo volavano felici fra le nuvole e che forse avere o meno la gabbia interna con la porta aperta non avrebbe comunque risolto il loro problema...»
“Beh?!” chiedo deluso alla mia Stellina “Come va a finire il racconto?”
Non mi ha mai risposto.
Confuso e amareggiato torno ad immergermi nei miei pensieri, e quando i lenti arabeschi disegnati dal fumo del narghilè iniziano a dissolversi anche la mia mente si fa più chiara e realizzo che esistono due tipi di confini, quelli mentali e quelli politici, entrambi figli di abitudini perverse e dannose.
I confini politici sono solo il pretesto, per i governi, per avere gli eserciti e per poter giustificare le guerre. Servono solo ai governi per tenere divise persone con le stesse abitudini, le stesse culture, gli stessi problemi, per evitare che queste, unendo i loro sforzi, raggiungano quel bene comune chiamato libertà.
I popoli ormai sono considerati popoli, non in quanto tali, ma solo se organizzati in nazioni o stati. Ecco perché il vile progetto sionista vuole lasciare i Palestinesi senza terra: senza terra non possono essere riconosciuti come popolo e come non popolo possono essere allontanati, o peggio ancora sterminati. Questo crimine supera i confini di qualsiasi nazione, non è un crimine che riguarda solo la Palestina o i Palestinesi, la pulizia etnica è un crimine contro l'umanità.
Ma ancora più grande e sconfinato di questo crimine è il mio sogno che nessuno più si faccia ingannare, come sono stati ingannati gli uccellini del racconto. Senza confini è anche la speranza che gli esseri umani smettano di vergognarsi ogni volta che si guardano allo specchio perché iniziano finalmente a lottare per abbattere i confini mentali e politici che si sono autoimposti. Per i primi è sufficiente che ognuno di noi lotti per essere se stesso e quindi essere un uomo libero. Per i secondi è necessario che si inizi a lottare per un unico mondo dove tutti, nessuno escluso, abbiano gli stessi diritti, ponendo in questo modo fine al peggiore dei crimini, la discriminazione.
I Palestinesi, se non si lasciano ingannare, hanno la grande occasione storica di iniziare una lotta senza confini. Perché, così come per volare le ali sono solo un mezzo, per viaggiare le distanze un semplice pretesto, e per amare la vicinanza una piacevole coincidenza, allo stesso modo, nella lotta per la libertà, la nazionalità è assolutamente superflua.
I have deeply disliked the Latin proverb “Tertium non datur” for a log time. It's a misleading expression of an absolutist binary logic. For me there is always a third way...a fourth solution, a hundred...or a thousand different possibilities. Yet while typing these words I smirk, thinking that based upon my previous statement even I could legitimately be accused of seeing everything as black or white!
“Are you talking to me, chump man?” My upset Little Star asks me.
"No, no, don't worry ..." I try to reassure her by screaming like a fool out of the window. It's better to not make her angry. After all I need her protection. Especially in these coming months. The tension seems to be increasing in Gaza, yet another promise of a new attack by the colonizing war machine has been made. This threat looms over everyone's head that lives here..
I believe my Little Star is right.
I think of how many times I built my own barriers, it forced me to look in just one direction, that being in front of me. This made me see only two possibilities; when would it be enough to turn my eyes to the right or left, backward, up or down in order to realize that there are not just two but many roads and choices? One possibly being better than the other I concede, depending on ones's goal. My attempt to break down these barriers that seem so solid and indestructible begin with my mind being convinced they are there.
The problem is that often we are afraid to fly, afraid to choose, we prefer to complain. This convinces us that we have no choice, we accept the situation we are living in, our flawed existences have a sharp edge between black and white. Then the best we can do is forgive ourselves for being too stupid to figure it all out. It's as if we didn't force ourselves completely and we thus select what is seen as one way rather than other way.
I was still lost in my thoughts when my Little Star began to tell the story of "The Little Caught Birds".
«Once upon a time an evil man captured a pair of birds and made them prisoners in a cage.
The two birds were forlorn because of this. Plus he tortured them by rationing their food, water and even medicines when the birds were sick.
Despite this terrible life the two birds began to breed and year after year the number of birds in the cage grew more and more. A new generation was born in the cage and they believed that their world was really limited to the small cage they were trapped inside all along. They also had lost the habit of flying and they were not confident of being able to still use their wings.
One day the man covered the cage with a cloth. He bought a larger cage, returned home, then took the small cage with the birds still inside and put it in the new larger cage. He then locked the two cages and finally removed the cloth that covered the small cage.
The birds of the new generations, born in the cage didn't realize what had happened, nothing had changed for them, but the pair of birds that had been caught before realized that there was something different. There were new bars, new limits, new obstacles to their freedom.
Meanwhile, the man was making fun of the birds by asking them: “Do you want me to open the door of your cage? Yes or no? Are you sure? You are not even able to fly, where do you think you can go?”
The birds began to discuss how to respond to the question. There were many opinions. Those who said that the cage was his world and he had to live there. Others who were convinced that they would live better out of the cage, those who stated that if they killed the evil man they would finally be free and able to decide for themselves what to do.
However there were also those who thought it would be wiser to agree with what the man's desires so as to obtain at least a few hours a day of freedom. All of them were focusing on the problem of the door, that the cage should be opened or not. Yet no one was listening to the wise old pair of birds who explained that a long time ago they were happy flying on the clouds and that perhaps, to have the internal cage with the door open would not solve their problems...»
“Well?” I ask disappointed to my Little Star “How does it end the story?”
She never replied to me.
Confused and saddened I sank into my thoughts again. When the slow arabesques drawn by the smoke of the hookah began to dissolve and my mind cleared, I realized that there are at least two different types of boundaries. The mental and political ones, both are sons of perverse and harmful habits.
Political boundaries are only a pretext for those in power to have armies and justify wars. Governments use boundaries to divide people with the same habits, the same culture, the same problems. It's meant to prevent these people from combining their efforts and reach for a common good called freedom.
People unfortunately are not always considered people, it's only if they're organized into nations or states that they have the full array of human rights afforded to them, in the best case scenario.
That's why the vile Zionist project wants to leave the Palestinians without land: without land they can not be recognized as a people and because of this they can be expelled, or worse yet, exterminated. This crime transcends the boundaries of any nation, it is not a crime that only affects Palestinians, ethnic cleansing is a crime against us all.
My dream that no one will be fooled again as the birds in the story were. What is also boundless is the hope that human beings stop being ashamed every time they look themselves in the mirror. Hopefully they begin to struggle to break down the mental and political boundaries that are self-imposed. It is necessary tests their limits in order to be free. For the political boundaries, it is necessary that we start to fight for one world where everyone, without exception, has the same rights. We at least must put to an end the worst of the crimes, murder and discrimination.
Palestinians have a great historic opportunity to start a fight without boundaries. Because if you want to fly you don't need wings, if you want to travel you don't need distance, if you want to love a person you don't need to be next to him and struggling for freedom needs no nationality.
“Tertium non datur”. Siento desde tiempo profunda antipatía por este proverbio latino expresión de una lógica binaria engañosa y absolutista. Para mi siempre hay una tercera vía, una tercera o cuarta solución, cientos o miles de diferentes posibilidades. Y mientras escribo estas palabras sobre el teclado de mi pc sonrío pensando que he sido yo muchas veces a estar acusado de ver ¡o todo blanco o todo negro!
“Por acaso ¿estás hablando conmigo? cabezón” me pregunta ofendida mi Estrellita.
“No, no, no te preocupes...” entento tranquilizarla, gritando como un estupido desde mi ventana, pensando que es mejor que no se enfade ya que tiene que protegerme. Especialmente en los próximos meses que la tensión está subiendo en Gaza porque un nuevo ataque de la máquina de guerra colonizadora parece más cercana. En realidad creo también que tenga razón.
Pienso en todas las veces que me he construido por mí mismo barreras mentales que me han obligado a mirar en una sola dirección, delante de mí, dejandome ver sólo dos caminos posibles, cuando sería suficiente girar la cabeza hacia la derecha o hacia la izquierda o hacia atrás o hacia arriba o para abajo para darse cuenta de que no hay sólo dos, sino mil caminos, uno mejor que el otro. Y el esfuerzo que hice cada vez para romper estas barreras, algunas de las cuales todavía están allí, en mi mente, tan altas y fuertes que parecen indestructibles. El problema es que muchas veces tenemos miedo a volar, miedo a elegir, y preferimos quejarnos y convencernos de que no tenemos opción compadeciendonos para la vida que tenemos, como si no fuéramos nosotros mismos los que elegimos un camino en lugar de otro.
Estaba todavía absorto en mis pensamientos cuando mi Estrellita comenzó a contarme la historia de "Los pájaritos enjaulados"
«Había una vez un hombre malvado que capturó una pareja de pájaritos y los encerró en una jaula.
Los dos pájaritos estaban muy tristes porque el hombre malo además de mantenerlos en la jaula, los torturaba racionandoles la comida, el agua y los medicamentos cuando los pájaritos estaban enfermos.
A pesar de esta vida infernal los dos pájaritos empezaron a reproducirse y año tras año el número de pájaritos en la jaula se hizo más y más. Las nuevas generaciones nacidas en la jaula creían que su mundo fuese limitado a la pequeña jaula en la que nacieron. Habían también perdido la costumbre de volar, así que tampoco estaban seguros de poder seguir utilizando sus alas.
Un día, el hombre cruel cubrió la jaula con una tela, compró una jaula más grande, regresó a su casa, tomó la pequeña jaula con los pájaros todavía adentro, la puso en la nueva jaula más grande, cerró las dos jaulas y, finalmente, quitó el paño que cubría la jaula pequeña.
Los pájaritos de las nuevas generaciones, nacidos en la jaula, no se dieron cuenta de lo que había pasado, para ellos no había cambiado nada, pero la pareja de pájaritos que habían sido capturados se dio cuenta de que había algo diferente, nuevas barras, nuevos límites, nuevos obstáculos a su libertad.
Mientras tanto, el hombre malo se estaba burlando de los pobres pájaritos pidiéndoles: “¿Quieren que les abra la puerta de la jaula? ¿Sí o no? ¿Están seguros? Pero si ni siquiera son capaz de volar, ¿Adónde piensan ir?”
Los pájaritos empezaron entonces a discutir cómo responder a la pregunta. Hubo quien dijo que la jaula era su mundo y tenía que vivir allí, quien estaba convencido de que iban a vivir mejor fuera de la jaula, quien declaró que habría sido suficiente matar al hombre malo para ser finalmente libre y capaz de decidir por sí mismos qué hacer y dónde vivir, y también habían aquellos que pensaban que sería más prudente tratar con el hombre malo para que les daría por lo menos unas horas al día de libertad. Todos hablaban para decidir cómo responder a la pregunta y nadie escuchaba a la pareja de pájaritos ancianos que relataba que una vez ellos volaban felices en las nubes y que tal vez tener la jaula interna con la puerta abierta no hubiera resuelto sus problema...»
“¿Y que?” Pido decepcionado a mi Estrellita "¿Cómo termina el cuento?"
Nunca me ha contestado.
Confundido y entristecido me sumerjo de nuevo en mis pensamientos, y cuando los lentos arabescos diseñados por el humo del narguile empiezan a disolverse hasta mi mente se aclara y me doy cuenta de que hay dos tipos de límites, los mentales y los políticos, ambos hijos de hábitos perversos y perjudiciales.
Las fronteras políticas son sólo un pretexto para que los gobiernos tengan ejércitos y para justificar las guerras. Sólo sirven a los gobiernos para mantener dividida a la gente con las mismas costumbres, la misma cultura, los mismos problemas, para evitar que la gente, combinando sus esfuerzos, alcance ese bien común llamado libertad.
Los pueblos son considerados pueblos, no como tales, sino sólo si están organizados en naciones o estados.
Es por eso que el vil proyecto sionista quiere dejar a los Palestinos sin tierra: sin tierra no puede ser reconocido como pueblo y así puede ser expulsado, o aún peor exterminado. Este crimen trasciende las fronteras de cualquier país, no es un crimen que sólo afecta a Palestina o a los Palestinos, la limpieza étnica es un crimen contra la humanidad.
Aún más grande e ilimitado de este crimen es mi sueño que nunca más nadie se deje engañar, como han sido engañados los pájaros del cuento. Sin fronteras es también la esperanza de que los seres humanos paren de avergonzarse cada vez que se miran en el espejo, porque finalmente comienzan a luchar para romper los límites mentales y políticos que se han auto-impuesto. Para los primeros límites, es suficiente que cada uno de nosotros luche para ser él mismo y ser así un hombre libre. Para los límites políticos, es necesario que empecemos a luchar por un mundo en el que todos, sin excepción, tengan los mismos derechos, para poner fin al peor de los crímenes, la discriminación.
Los Palestinos, si no se dejan engañar, tienen la gran oportunidad histórica de empezar una lucha sin fronteras. Porque, así como para volar las alas son sólo un medio, para viajar las distancias un mero pretexto, y para amar la proximidad una agradable coincidencia, de la misma forma, en la lucha por la libertad, la nacionalidad es absolutamente superflua.
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